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martedì 11 dicembre 2012

RACCONTO DI NATALE (seconda parte)

Ecco il finale del racconto di G. Guareschi "Poesia di Natale".

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Due giorni prima della vigilia venne a cercarmi un signore di media età molto dignitoso: ”Abito nell’appartamento di fronte alla sua cucina – spiegò - ho un sistema nervoso molto sensibile. Sono tre settimane che sento urlare dalla mattina alla sera ‘E' Natale, è Natale, è la festa dei bambini, è un emporio generale di trastulli e zuccherini’. Si vede che è un tipo di poesia non adatto al temperamento artistico della bambina e per questo non riesce impararla, ma ciò è secondario. Il fatto è che io non resisto più, ho bisogno che lei mi dica anche le altre quartine. Io mi trovo nella condizione di un assetato che da quindici giorni e cento volte al giorno sente appressarsi alla bocca un bicchiere colmo d’acqua. Quando sta per tuffarvi le labbra ecco che il bicchiere si allontana. Se c’è da pagare pago, ma mi aiuti”.  Trovai… trovai il foglio sulla scrivania della Pasionaria, il signore si gettò avidamente sul foglio, poi copiò le altre quattro quartine e se ne andò felice. “Lei mi salva la vita” - disse sorridendo. 
La sera della vigilia di Natale passai dal fornaio e il brav’uomo sospirò: “E' un pasticcio, siamo ancora all’”emporio generale…”, la bambina non riesce ad impararla questa benedetta poesia, non so come se la caverà stasera, ad ogni modo è finita!” si rallegrò. 
Margherita la sera della Vigilia era triste e sconsolata, ci ponemmo a tavola, io trovai la regolamentare letterina sotto al piatto, poi venne il momento solenne: “Credo che Albertino debba dirti qualcosa” - mi comunicò Margherita. 
Albertino non fece neanche in tempo a cominciare i convenevoli di ogni bimbo timido, la Pasionaria era già ritta in piedi sulla sua sedia e aveva già attaccato decisamente: “O angeli del cielo, che in questa notte santa stendete d’oro un velo sul popolo festante…”. Poco decisa attaccò proditoriamente, biecamente, vilmente e recitò tutto d’un fiato la poesia di Albertino. “È la mia!” - singhiozzò l’infelice correndo a nascondersi nella camera da letto. 
Margherita che era rimasta sgomenta si riscosse, si protese sulla tavola verso la Pasionaria e la guardò negl’occhi: “Caina!” - urlò Margherita, ma la Pasionaria non si scompose e sostenne quello sguardo e aveva solo quattro anni, ma c’erano in lei Lucrezia Borgia, la madre dei Gracchi, Mata Hari, il ratto delle sabine e le sorelle Karamazov. 
Intanto… Abele dopo averci ripensato aveva cessata l’agitazione, rientrò, fece l’inchino e declamò tutta la poesia che avrebbe dovuto imparare la Pasionaria. Margherita allora si mise a piangere e disse che quei due bambini erano la sua consolazione. 
La mattina un sacco di gente venne a felicitarsi e tutti assicurarono che colpi di scena così non ne avevano mai visti neanche nei più celebri romanzi gialli.

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