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mercoledì 5 dicembre 2012

RACCONTO DI NATALE (prima parte)

Un bellissimo racconto natalizio, letto alle scuole medie e rimasto nella memoria.

"POESIA DI NATALE" -  G. Guareschi

Forse Margherita ha ragione quando dice che occorre la maniera forte coi bambini. Il guaio è che a poco poco  usando e abusando della maniera forte, in casa mia si lavora solo con le note sopra il rigo. La tonalità anche nei più comuni scambi verbali viene portata ad altezze vertiginose e non si parla più, si urla. Ciò è contrario allo stile del vero signore, ma quando Margherita mi chiede dalla cucina che ore sono, c’è la comodità che io non debbo disturbarmi a rispondere, perché l’inquilino del piano di sopra si affaccia alla finestra e urla che sono le sei o le dieci. 
Margherita una sera del mese scorso stava ripassando la tavola pitagorica ad Albertino e Albertino si era impuntato sul sette per otto. "Sette per otto" -  cominciò a chiedere Margherita e dopo sei volte che Margherita aveva chiesto quanto faceva sette per otto, sentii suonare la porta di casa. Andai ad aprire, mi trovai davanti il viso congestionato dell’inquilino del quinto piano: io sto al secondo,”Cinquantasei!”, - esclamò con odio l’inquilino del quinto piano. 
Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall’uscio della portineria e mi disse sarcastica: ”E’ Natale, è Natale, è la festa dei bambini, è un emporio generale di trastulli e zuccherini”. " Ecco, -  dissi tra me -, Margherita deve aver cominciato  a insegnare  la poesia di Natale  ai bambini. Arrivato davanti alla porta di casa mia sentii, appunto, la voce di Margherita: ”E’ Natale, è Natale, è la festa dei bambini”, “... è la festa dei cretini”, - rispose calma la Pasionaria. Poi sentii urla miste e mi decisi a suonare il campanello. 
Sei giorni dopo il salumaio, quando mi vide passare, mi fermò: ”Strano - disse -  una bambina così sveglia che non riesce imparare una poesia  così semplice. La sanno tutti ormai nella casa meno che lei”. “In fondo non ha torto se non la vuole imparare” - osservò gravemente il lattaio sopravvenendo  – è una poesia piuttosto leggerina, è molto migliore quella del maschietto. ‘O angeli del cielo che in questa notte santa stendete d’ogni velo sulla natura in festa’… “.  “Non è così - interruppe il garzone del fruttivendolo – ‘O angeli del cielo che in questa notte santa stendete d’oro un velo sul popolo che canta’. Nacque una discussione alla quale partecipò anche il carbonaio e io mi allontanai.  Arrivato alla prima rampa di scale sentii l’urlo di Margherita: ”... che nelle notti sante stendete d’oro un velo sul popolo festante..."

 - segue....

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