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giovedì 23 agosto 2012

UMBERTO D.


La storia si svolge a Roma. Umberto Domenico Ferrari, dopo aver lavorato come funzionario dei Lavori Pubblici per trent’anni,  percepisce una pensione di 18.000 lire. Mangia alla mensa dei poveri e vive  in una camera d’affitto, gestita da un’altezzosa padrona di casa con il suo cane Flaik. La vita di Umberto è dura, la pensione è poca  e c’è un arretrato d’affitto da pagare. Vendendo i suoi libri e il suo orologio, recupera una parte della somma del debito che la padrona di casa rifiuta volendone l’intera somma e minacciandolo di sfratto.

Maria, la serva di casa, ha instaurato una confidenza con l’anziano signore e gli confida di essere incinta e di non sapere chi è il padre del bambino , avendo due innamorati. L’anziano Umberto, per aver tanto girato al freddo nel tentativo di racimolare i soldi per l’affitto è febbricitante. Decide allora di farsi trasportare all’ospedale e lasciare Flaik alle cure di Maria. Spera così che la settimana in ospedale venga scontata dal debito dell’affitto. Approfittando della sua assenza la padrona di casa fa ristrutturare la sua camera poiché ha deciso di sposarsi e di trasformarla in un  salotto per ricevere i suoi amici perbene ed altezzosi quanto lei. Maria incerta della sua gravidanza viene abbandonata dai suoi corteggiatori. Quando Umberto gli chiede di Flaik  viene a sapere che è fuggito. Disperato si mette alla ricerca del suo cane e lo trova in un canile appena in tempo: il destino di Flaik sarebbe stata la soppressione.
Con il suo cane prende la via verso casa incontra alcuni amici che ora sono pensionati agiati e a loro racconta i suoi problemi, ma come sempre accade tutti hanno fretta di tornare a casa o al loro lavorio con le promesse del poi. Vede un mendicante ricevere dei soldi ed anche lui tende la mano ma quando un passante gli da delle monete il suo orgoglio ha il sopravvento e rifiuta. Prova a mettere in bocca al cane il cappello e si nasconde ma quando vede un conoscente spiega che il cane ha imparato quel gioco chissà dove e lo richiama. Al rientro, nel vedere la sua stanza spaccata, e non vede per lui stesso un miglioramento prende la sua decisione. Il mattino si reca a cercare un posto dove lasciare Flaik, cerca di donarlo a dei bambini ma nessuno lo vuole. Quindi se lo prende stretto tra le braccia dirigendosi verso i binari del treno per mettere fine alla sua vita: Quando il treno fischiando si avvicina il cane spaventato fugge e Umberto lo insegue, evitando così questa triste fine.  Il cane non fidandosi del padrone non si avvicina ma quando Umberto gli tira una pigna si rimette a giocare  e si allontano in un vialetto a continuare la loro difficile vita.
Mi sarebbe piaciuto che questo film avesse avuto un lieto fine, ma purtroppo ci sono dei capolavori e questo è un esempio che iniziano in modo triste e altrettanto tristemente finiscono.
Il personaggio della padrona della camera io l’ho sempre odiato:  questa donna, altezzosa, cattiva, superba  e senza cuore non ha conosciuto per me la vita. Secondo me questo personaggio ha ottenuto quello che ha avuto nel modo più facile, più veloce e vantaggioso che esiste!!!!!
Umberto D. è un film che rappresenta uno spezzone della vita di ieri, ma può essere anche uno spezzone della vita di oggi.

Questo film meraviglioso diretto da Vittorio de Sica, ha avuto come interprete nella parte di Umberto D., Carlo Battisti. Questo fu l’unico film da lui girato. Nel 1955 diresse “Nozze fassane”.
Nacque a Trento, il 10 ottobre 1882 e morì ad Empoli il 6 marzo 1977. Nella vita reale fu un glottologo.
Libero insegnate di lingue neo latine all’Università di Vienna non entrò mai di ruoto essendo stato accusato di irredentismo.
Immagini da vari siti web.

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