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sabato 3 febbraio 2018

SAN BIAGIO

Biagio di Sebaste, noto come san Biagio, nacque a Sebaste in Armenia, ed era un medico nominato poi vescovo della città.
Cristiano molto  credente venne imprigionato dai Romani di fronte ai quali non rinnegò la sua fede. Fu martirizzato ed infine decapitato il 3 febbraio 316, a Sebaste dopo tre anni dalla concessione di libertà di culto nell'Impero Romano.
Venne sepolto nella sua città ma nel 732 una parte dei  suoi resti vennero imbarcati per essere portati a Roma. Una tempesta costrinse i navigatori a fermarsi a Maratea dove l'urna contenete le reliquie venne conservata nella Basilica di Maratea sul Monte San Biagio.La cappella con le reliquie fu poi posta sotto la tutela della Regia Curia dal re Filippo IV d'Asburgo, con lettera reale datata 23 dicembre 1629: da allora è nota popolarmente col nome di Regia Cappella. Nella Basilica, alla destra della Regia Cappella dedicata al santo, vi è la palla di ferro sparata dai cannoni francesi durante l'assedio del dicembre 1806; su questa palla di ferro, inesplosa, sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero le dita della mano destra di san Biagio.
A Fiuggi, si narra, che nel 1298 fece apparire delle finte fiamme sul paese, proprio mentre questi era in procinto di essere messo sotto assedio dalle truppe papali. I fedeli il giorno successivo lo elessero patrono della città.
A Salemi (TP), San Biagio è compatrono assieme a San Nicola della città dal 1542.
Si racconta che in quell'anno, sotto il regno di Carlo V, la città di Salemi e le campagne circostanti, venissero invase dalle cavallette che ne distrussero i raccolti procurando, così, fame e carestia; allora i salemitani pregarono san Biagio, protettore delle messi e dei cereali, di liberarli da tale flagello ed il santo esaudì queste loro preghiere.
In Albania, a Durazzo nel monastero di san Biagio, durante la prima metà del XX secolo secondo migliaia di testimoni vi sarebbe avvenuto il miracolo di una roccia dalla quale sgorgava olio con effetti curativi per i credenti. Tale monastero è tuttora meta di pellegrinaggio da parte di numerosi fedeli albanesi sia musulmani che cristiani.
In molti luoghi, a motivo del miracolo del salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno di san Biagio, è tradizione compiere una benedizione della gola con le candele benedette.

LA  LEGGENDA DEL PANETTONE 

Una antica leggenda popolare narra che una donna, poco prima di Natale, si recò da un Frate di nome Desiderio per fare benedire il panettone che aveva preparato per la sua famiglia. Il frate, avendo poco tempo a disposizione, le chiese di lasciargli il dolce e tornare prenderlo dopo qualche giorno, così lo avrebbe benedetto appena ne avrebbe potuto.

Solo dopo Natale, però, il prelato si accorse di avere ancora suddetto il panettone, del quale si era completamente dimenticato. Così il frate pensò che la donna se ne fosse dimenticata ed inizio a mangiarlo pian piano, per non buttarlo.

Il 3 febbraio la donna però si presentò dal frate per avere indietro il suo panettone benedetto. Frate Desiderio, dispiaciuto per averlo già mangiato, si recò comunque a prendere il recipiente vuoto da restituire alla donna. E qui la sorprendente scoperta: c'era un panettone grande per due volte quello che gli era stato lasciato a Natale. Un miracolo avvenuto proprio nel giorno di San Biagio, protettore della gola. Da allora l'usanza è quella di consumare un panettone, definito appunto di San Biagio, proprio in questo giorno.

PROVERBI E AFORISMI


Quasi tutti dialettali, ne sono stati scritti molti.  Eccone alcuni:

"Co’ riva San Biasio ti ga el giasso sul naso” (Quando arriva S. Biagio hai il ghiaccio sotto il naso)
" Lu jornu di San Blasi cu avi ligna fora si li trasi” (Nel giorno di S. Biagio chi ha la legna fuori, la tiri dentro)
 “Santu Velase, da ogni pertuse ‘o sule trase” (Il giorno della festa di S. Biagio da ogni pertugio entra il sole)
“A san Blâs il frêt al scussìe il nâs” (Il giorno della festa di S. Biagio il freddo solletica il naso)
“A san Blâs la gjate si leche il nâs” (Il giorno della festa di S. Biagio la gatta si lecca il naso) 
“Pal dì di san Blâs, ogni polece e fâs” (Il giorno della festa di S. Biagio ogni pollastra fa l’uovo)
"San Blâs, s’al cjate glace la disfâs, s’a non cjate an fâs” (Il giorno della festa di S. Biagio se c’è ghiaccio si scioglie, se non c’è si forma)
“San Biàso, ‘o sóle p’e ccàse” (San Biagio, il sole per le case)
 “Per San Biagio, il freddo è andato”
 “El dì de san Bias se benediss la gola e el nas” (Il giorno di San Biagio si benedice la gola e il naso)

Immagini e testi dal web.

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