Il paese di Schignano era un paese povero dove la gente emigrava in cerca di fortuna. Gli uomini tornavano solo qualche mese all'anno, dall'8 dicembre, e ripartivano la mattina dopo il martedì grasso.
Tutta la sfilata si basa sulla contrapposizione di due personaggi i belli e i brutti.
Il primi, rappresentano gli uomini rientrati al paese arricchiti. Passeggiano altezzosi per vie del paese con i loro raffinati vestiti, ricoperti di pizzi e scialli. I cappelli sono ornati da fiori e animali in carta e tessuto e impreziositi da fiocchi e penne di fagiano.
I brutti, invece, tornati più poveri di prima, vengono preannunciati da campanacci dal suono sgraziatoche tengono legati in vita. Indossano vesti povere e sporche e trasportano oggetti di uso quotidiano come scope, valigie e ombrelli rotti. Spaventano le persone, “aggredendole” con pelli o zampe di animali, fanno carezze indesiderate con mani sporche che hanno appena “pulito” scarpe altrui, “rapiscono” le ragazze, portandole con loro in brevi corse e rubano i cappelli agli uomini.
Ad animare l’allegra sfilata anche il Mascarun, la maschera del ricco signorotto locale, e la Cioca, sua moglie, che si lamenta continuamente del marito e della sua situazine di moglie-serva, con una litania, Borbotta battute sulla politica del paese, della giunta, su persone specifiche, mai citate direttemente, ma chiaramente riconoscibili.
Nel corteo sono presenti anche i “sapör” (zappatori) che rappresentano i primi abitanti della valle e indossano pelli di pecora e una folta barba bianca.
Responsabili dell’ordine durante la manifestazione sono i “Sigurtà” (poliziotto) che si pongono alla guida del corteo. Queste maschere conducono i partecipanti alla sfilata fuori dal paese di Schignano fino alla località di Cima dove, legato a una slitta sta il “Carlisepp”, un uomo mascherato di cui nessuno conosce l’identità. Il Carlisepp viene portato a spalla fino alla piazza del paese, deposto e slegato. Tutte le maschere vi si affollano attorno per cercare di rianimarlo ma invano. Alla sera, un fantoccio viene collocato su un rogo e fatto ardere: il Carnevale muore e ci si avvia verso la Quaresima.
Questa manifestazione è stata raccontata anche dal cantautore Davide Van de Sfroos nella canzone "El Carnevaal de Schignan"(2011).
Testo da varie pagine web.
Foto di Laura G.
Bellissimo post Claudia, è bello sapere le tradizioni di altri luoghi d'Italia! Grazie
RispondiEliminaDaniela