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venerdì 3 gennaio 2020
Una stella sulla strada di Betlemme (Boris Pasternak)
Era inverno
martedì 24 dicembre 2019
La pecora nera alla grotta di Betlemme
C'era
una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche;
lei invece era nera, nera come la pece.
Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto
bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda
una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? ».
Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le
pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?».
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non
riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là
avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si
diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta
illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro » e si mise a correre.
Correva come se qualcuno la attirasse.
«Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata.
«Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei
gregge».
«La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri
nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria.
Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!».
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il
piccolo Gesù.
«Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!».
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta
stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto:
per le pecore smarrite!».
La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il
«Gloria».
Il regalo di Babbo Natale (di Riccardo Aldighieri)
Babbo Natale partì dal Polo Nord il giorno della vigilia. I folletti quel giorno ebbero un gran da fare per terminare i giocattoli e fare pacchettini, per riempire la slitta.
Finalmente partì.
Il viaggio fu abbastanza movimentato e pieno di soste.
In una di queste incontrò un ragazzo povero ma entusiasta del Natale che lo aspettava con ansia. A Babbo Natale, quando vide la gioia negli occhi di quel bambino, gli si riempi il cuore di felicità; gli piaceva consegnare i doni se come ricompensa portava allegria ai bambini.
Finalmente, il Buon Vecchio dalla barba bianca arrivò alle porte della città a bordo della sua tintinnante e scintillante slitta. Quest'anno la slitta era più carica del solito: c'erano pacchi, pacchetti, pacchettoni, di tutti i colori e di tutte le forme.
Che incanto guardarla!
Babbo Natale non vedeva l'ora di consegnare tutti quei regali ai bambini e di godersi la gioia dei loro visetti al momento di scartarli. Incitò le sue renne e a gran velocità entrò allegramente sotto l'arco della porta principale.
Era notte fonda. Al principio non se ne accorse ma... dopo un po'... cominciò a vedere qualcosa di strano.
Non vedeva in giro neanche un segno del Natale: non c'erano alberi addobbati, nessuna stella cometa fatta di lampadine, le vetrine erano tutte buie.
Quando poi la sua slitta passò sotto le finestre della scuola elementare il suo sbalordimento fu davvero grande; non c'era niente alle finestre, neanche un piccolo disegno.
Ma insomma - disse, anche un po' seccato - che modo è questo di ricevermi?
Babbo Natale fu preso dallo sconforto e cominciò a pensare che si fossero dimenticati di lui, ma subito si riprese e bussò ad una porta per chiedere spiegazioni.
Venne ad aprire un vecchio malandato che lo guardò con occhi assenti e spiegò a Babbo Natale che anche quel giorno avevano subito dei bombardamenti, perché quella città era in guerra e quindi la gente aveva paura di morire.
Per questo i bambini non andavano a scuola e si erano nascosti, e tutte le luci della città erano spente per non farsi vedere dal nemico.
A queste parole Babbo Natale si rattristò moltissimo e allo stesso tempo pensò che doveva regalare un po' di felicità.
Tirò fuori dal sacco un mantello nero e avvolse tutta la città per nasconderla al nemico.
Suonò la campana e raccolse tutti in piazza dove addobbò il più grosso albero di Natale, illuminò tutta la città di mille luci e distribuì tanti doni, a piccoli e grandi.
E, come per incanto, anche gli occhi delle persone tornarono a brillare.
giovedì 19 dicembre 2019
Il piccolo ospite - G. Fanciulli
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Le strade
erano deserte e le porte tutte chiuse. Solamente un bambino biondo,
sull’imbrunire, andava per le strade e bussava di porta in porta.
Il bambino
implorava, più con lo sguardo che con le parole; ma le porte gli si chiudevano
in faccia di colpo.
Aveva
bussato alle porte delle case di migliore apparenza, finalmente picchiò a
quella della casuccia della vedova Marta.
–
Un bambino! Un bambino! – ripeterono le voci dei ragazzi. Marta prese il
piccolo ospite per mano e lo fece entrare.
Sul focolare
ardevano appena due tizzi e l’aria era fredda; il bambino guardava intorno con
i grandi occhi azzurri e tremava.
Allora la
povera Marta, per riscaldarlo un poco, non seppe che stringerlo al cuore, fra
le sue braccia materne.
Nello stesso
momento una grande fiamma si levò sul focolare, tutta la stanza scintillò, più
splendida di una reggia.
E l’ospite
biondo non c’era più, sparito in quella gran luce. Ma tutti ancora lo sentivano
in cuore, perché tutti avevano riconosciuto il Bambino Gesù.
mercoledì 18 dicembre 2019
Giuseppe e il pastore
Quella notte d'inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po' di carbone o una fascina di legna.
Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca scorse in un campo un bagliore di fuoco. Corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore lo sorvegliava. Quando il pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro. Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiungesse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo.
Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli».
Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: "Prendine quanti ne vuoi," disse.
Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele.
Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?».
Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c'erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia.
Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa.
Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché vi avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento.
Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all'amore.
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