Martino di Tours fu un vescovo cristiano vissuto nel IV secolo. Nacque a Sabaria Sicca (odierna
Szombathely, in Ungheria) all'incirca nel 316.Venne chiamato dal padre, un ufficiale dell'Impero Romano, così in onor di Marte, dio della guerra.
Ancora bambino si trasferì coi genitori a Pavia dove trascorse l'infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni che trascorse in una chiesa.
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Questo episodio cambiò la vita di Martino. Avendo già intrapreso il cammino di fede venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano.
Rimase ufficiale dell'esercito per una ventina d'anni e quando giunse all'età di circa quarant'anni, decise di lasciare l'esercito. Lì iniziò la seconda parte della sua vita.
Martino si impegnò nella lotta contro l'eresia ariana, condannata al I concilio di Nicea (325), e venne per questo anche frustato e cacciato, prima dalla Francia, poi da Milano, dove erano stati eletti vescovi ariani. Nel 357 si recò nell'Isola Gallinara ad Albenga (SV), dove condusse quattro anni di vita in semi eremitaggio, non del tutto solo ma con un prete e successivamente con Ilario di Poitiers; Su quest’isola si cibava di elleboro, una pianta che ignorava fosse velenosa. Una leggenda narra che trovandosi in punto di morte per aver mangiato quest’erba, pregò e venne miracolato.
Tornò a Poitiers e divenne monaco e fondò uno dei primi monasteri d'occidente, a Ligugé, sotto la protezione del vescovo Ilario.
Nel 371 divenne vescovo di Tours dove proseguì la sua missione di propagatore della fede. La sua fama ebbe ampia diffusione nella comunità cristiana dove, oltre ad avere fama di taumaturgo, veniva visto come un uomo dotato di carità, giustizia e sobrietà.
Nel 375 fondò un monastero che divenne, per qualche tempo, la sua residenza.
Martino morì l'8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin, dove si era recato per mettere pace tra il clero locale.
La sua morte, avvenuta in fama di santità anche grazie ai miracoli attribuitigli, segnò l'inizio di un culto nel quale la generosità del cavaliere, la rinunzia ascetica e l'attività missionaria erano associate. Tra i miracoli che gli sono stati attribuiti, ci sono anche tre casi di risurrezione, per cui veniva designato «Trium mortorum suscitator», cioè «Colui che resuscitò tre morti».
È considerato uno dei grandi santi della Gallia. Fu tra i primi proclamati dalla Chiesa cattolica, ed è venerato anche da quella ortodossa e da quella copta.
In questa data in Alto Adige nelle Fiandre e in alcune zone della Germania, i bambini partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione e cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l'oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.
L'episodio delle oche è rimasto nella tradizione scandinava. La sera del 10 novembre si festeggia la tradizione con un menu a base di svartsoppa, zuppa a base di brodo, sangue (preferibilmente d'oca) e spezie, oca e torta di mele.
In Italia il culto del Santo è legato alla cosiddetta estate di San Martino la quale si manifesta, in senso meteorologico, all'inizio di novembre e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari.
A Scanno, in Abuzzo, si accendono grandi fuochi detti "glorie di San Martino" e le contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e durevole.
A Venezia e provincia è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto dolce di pasta frolla con la forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle; è usanza inoltre che i bambini della città lagunare intonino un canto d'augurio casa per casa e negozio per negozio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto.
A Palermo si preparano i biscotti di San Martino inzuppati nel vino moscato di Pantelleria, a forma di pagnottella rotonda grande come un'arancia e l'aggiunta nell'impasto di semi d'anice (o finocchio selvatico) che conferisce loro un sapore e un profumo particolare.
Nel Salento, in particolare a Lecce e provincia, il culto del Santo è molto sentito sia a livello religioso che folcloristico. Si organizzano imponenti pranzi e cene con famiglia e amici festeggiando con carne, castagne, pittule salentine e soprattutto vino. Spesso il giorno successivo viene concesso un ingresso posticipato a scuola o al lavoro.
Anche vicino a me si festeggia San Martino, con una grande fiera che ha come protagonisti anche gli animali e tante iniziative collegate. Oggi è domenica e c'è troppa gente ma domani andrò a vederla. Interessante la storia di S. Martino, non la conoscevo a parte il celebre episodio in cui Martino divise a metà il suo mantello per darlo a un povero. Saluti.
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